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Intervention de Yvan Pau Lessi prononcée à l’occasion du 40e anniversaire des Ceméa du Tessin (Suisse)

40° anniversario della Delegazione dei CEMEA Ticino Arzo, 17-18-19.9.2010, intervento di Ivan Pau-Lessi

Innanzitutto permettetemi di esprimere un sentimento di particolare gioia per essere stato invitato a condividere questa ricorrenza e per l’onore che mi avete attribuito invitandomi a dare inizio a questo momento di discussione su un tema che mi è particolarmente caro.

Io mi presento qui da voi come ex formatore ma soprattutto come segretario della Commissione cantonale delle colonie, presieduta dal vostro collega Ilario Lodi e nella quale, più che esercitare la funzione di segretario, sono ormai ad essere la memoria storica della recente evoluzione delle colonie cantonali e chiamato ad essere un po’ il custode, il garante della salvaguardia dei principi e delle basi fondamentali su cui si era affermata e consolidata la Legge colonie (nei giorni scorsi, preparando questo intervento, mi sono un po’ spaventato nel vedere che avevo ormai superato perfino Giancarlo NAVA negli anni di servizio in CCC : esiste da 35 anni e vi faccio parte da 26).

Giancarlo Nava, quando mi ha contattato, mi ha chiesto di curare un intervento introduttivo incentrato sul passato, ritenuto che la discussione sul tema del “presente” e del “futuro” sarebbe stata condotta assieme. Mi chiedeva questo intervento poiché parecchi conoscono la storia dei Cemea ed il contesto nel quale nacquero ma molti no, e diceva questo sottolineando che conoscere la nascita dei Cemea ed il contesto in cui sono nati era importante per situarsi nel presente e per prepararsi al futuro. Una richiesta che ho subito accolto con molto piacere, anche perché mi permetteva di rispolverare ricerche che mi avevano appassionato ormai più di 20 anni fa.

Per onor di sintesi devo cercare di concentrare la presentazione degli aspetti più significativi in pochi minuti, perché potremmo perderci per ore su questo tema, e perché la parte più importante è sicuramente la discussione che segue sull’oggi e sul domani. Mi è tuttavia difficile intervenire partendo solo da 40 anni fa (ossia dalla nascita dell’associazione dei Cemea in TI), o da 55 anni fa (al momento del primo stage di base in Ticino), o da ca. 60 anni fa (al momento della nascita delle Asssociazione italiana e svizzera dei Cemea che hanno assicurato i primi stage in Ticino), o dal 1937 (anno del primo stage di base in Francia), o dal 1921 (anno di fondazione della Lega internazionale dell’Educazione attiva fondata da Ferrière), o dalle colonie ticinesi promosse 80-90 anni fa. Vorrei invece partire dalla fine del 1700, inizio 1800.

Non mi è infatti possibile pensare di parlare dei Cemea senza collegarli alle colonie. La nascita dei Cemea è strettamente legata al movimento delle colonie estive di vacanza. E non mi è possibile parlare delle colonie estive di vacanza senza avervi proposto almeno alcuni spunti sulla loro origine.

Perciò bisogna risalire alla prima parte del 1800 quando nacquero le prime iniziative sottoforma di “viaggi” ; viaggi promossi per studenti con l’intento di riequilibrare l’istruzione scolastica e di completarla per mezzo di scoperte che avvenivano tramite i viaggi con tanto di sacco in spalla, attraverso vallate, città e campagne, alla scoperta dell’ambiente, tesi a favorire l’educazione sociale, fisica, morale, spirituale e intellettuale. Lo scrittore svizzero (ginevrino) Toepffer, fondatore di una scuola, aveva inoltre colto il significato della vita comunitaria come elemento educativo aggiuntivo, che proponeva ai giovani il valore della collaborazione, della ricerca comune di soluzioni, del rispetto di regole condivise, ecc. e scriveva che “20 giorni di vita comunitaria nei viaggi “en plain air”, valgono di più di 20 anni di insegnamento in classe” (e non è forse ciò che si potrebbe dire anche dello stage di base ?). I viaggi vennero promossi in Francia (Portiez), in Svizzera (Toepffer), in Germania (Salzmann), in Italia (Don Bosco) e in Inghilterra, dove gli effetti della rivoluzione industriale, tangibili soprattutto nelle città, avevano spinto alla promozione dei viaggi non già per colmare o completare l’istruzione scolastica, bensì quale risposta alle condizioni igienico sanitarie precarie delle città industrializzate inglesi.

Questo aspetto è particolarmente importante poiché da queste esperienze nacquero dopo la metà dell’800 due particolari iniziative. La prima quella delle colonie di vacanza che vedremo fra poco ; la seconda quella degli ospizi e dei sanatori che invece non tratteremo. Perché risultano importanti questi aspetti ? Perché il diffondersi degli effetti dell’industrializzazione, la modifica del lavoro, la crescente concentrazione urbana aveva sempre più posto in rilievo la necessità di trovare delle soluzioni per i bambini ammalati e denutriti (ospizi e sanatori), gracili e privati di possibilità di svago e di natura.

E’ in questo contesto che nasce la prima colonia estiva di vacanza, quella del pastore Wilhelm Bion nel 1876. Nato nella campagna zurighese, Bion è attribuito alla città tigurina per esercitare il suo magistero. Posto di fronte alla situazione vissuta dai bambini di Zurigo propone una colonia di vacanza nel Canton Appenzello. Non vi sono edifici adeguati e i 68 bambini e le 8 maestre sono ospitati presso famiglie contadine. E’ tacciato d’agitatore, di ciarlatano, di perturbatore, di socialista….. ma persegue nel suo intento. I bambini si ritrovano durante la giornata che è resa stimolante dai giochi collettivi nelle foreste, dalla costruzione di capanne, dal canto, dalle marionette, dalle rappresentazioni drammatiche di fiabe quale Capuccetto rosso e Biancaneve, dalla lettura (aveva istituito una biblioteca), ecc. Aveva compreso che il buon cuore, l’amore per i bambini, il buon senso non erano elementi sufficienti per dare significato all’esperienza di colonia e la formazione delle insegnanti doveva essere preceduta per metterle in condizione di sfruttare tutte le opportunità date dal soggiorno. Aveva stabilito che il piccolo gruppo non doveva avere più di 8-10 bambini (limite tuttora valido per il nostro Cantone) poiché era il limite che distingueva l’azione di guida da quella del sorvegliante. Aveva improntato il soggiorno sulla base della libertà, l’educazione doveva essere libera e la sveglia mattutina era libera, lasciata alla discrezione di ciascuno.

Se è vero – come ha detto Martino Rossi in occasione del 30° dei CEMEA – che Annamaria Nava è la nostra Gisèle De Failly, a mio modo di vedere è altrettanto vero che Giancarlo Nava è il nostro Pastore Bion in versione laica, visto che già negli anni ’70 la Colonia dei Sindacati ch’egli dirigeva aveva un simile orientamento, arricchita di teorie, di pratiche e di esperienze che il nostro Bion non poteva ancora conoscere.

Le colonie di Bion furono un grande successo e contribuirono a diffondere le colonie di vacanza in tutta Europa, compresa la Russia, persino negli USA (anche se non è certa l’influenza di Bion).

Non saprei dirvi in che misura queste esperienze educative possano aver influenzato o ispirato i teorici dell’educazione attiva (che provenivano dagli stessi luoghi dove si diffuse la colonia di Bion : F, B, I, CH) che iniziarono a divulgare il loro pensiero agli inizi del ‘900, di certo è che furono esperienze che per contenuto sono ritenute a giusta ragione le prime colonie estive di vacanza (1) .

Ma con gli inizi del ‘900 non si diffusero solo le idee dell’educazione attiva. Quanto più si diffondevano gli effetti della rivoluzione industriale, tanto più nasceva l’esigenza di promuovere le colonie di vacanza. Ma quanto più le colonie diventavano un fenomeno di massa, tanto più queste perdevano quelle caratteristiche educative suggerite da Bion, per diventare dei grossi centri di concentrazione di bambini, gestiti da pochissimo personale con metodi direttivi e autoritari, impoverendole di contenuti e riducendole ad un posto a tavola ed un letto per i bambini quale risposta ai problemi igienico-sanitari.

E’ la colonia climatico-assistenziale che ha caratterizzato la storia del movimento colonie anche dopo la metà dello scorso secolo.

Non penso che l’intento fosse quello di ricuperare l’esperienza promossa da Bion ad aver mosso Gisèle De Failly e André Lefévre a promuovere il primo stage di base nel 1937.

Furono altre le motivazioni che spinsero verso questa iniziativa :
  la condizione di povertà di contenuti delle colonie di vacanza, sia in termini di esperienza concreta, sia in termini di modalità di gestione educativa improntata all’autoritarismo ;
  la spinta dei cambiamenti sociali intervenuti durante il periodo (breve) del Fronte popolare in Francia ;
  la spinta data dalle nuove teorie sull’educazione avanzata da diversi pedagogisti che si erano riuniti nella Lega internazionale sull’educazione attiva ;
  la consapevolezza che poteva essere fatto nelle colonie qualche cosa di molto più significativo per i ragazzi attraverso al formazione del personale.

Nasce così questa forma spettacolare di formazione che è lo stage di base di 10 giorni residenziale e promiscuo (uno scandalo per l’epoca). Nascono così i Cemea in F, seguiti da CH e I, preoccupata quest’ultima di arricchire l’esperienza della colonia, ma pure di liberare il gioco e lo svago da ogni interferenza ideologica (maturata massicciamente durante il fascismo dove vi fu un incremento spettacolare di costruzioni per le colonie di vacanza), le cui onde raggiunsero il Ticino con il primo stage di base organizzato dall’associazione di Milano a Rodi Fiesso nel 1955, seguito da altri stages in Italia a cui parteciparono diversi studenti della Magistrale e da altri stages in Ticino :
  nel 1965 a Sorengo sotto la direzione ancora della ass. Cemea di Milano ;
  nel 1966 a Rovio, nel 1967 a Loverciano e nel 1970 a Trevano sotto la direzione dell’As. Cemea CH nella figura di Georges Rochat ;
  e poi sempre nel 1970 la fondazione della Delegazione Cemea – Ticino.

Quanto i viaggi influenzarono la nascita delle prime colonie di Bion, e quanto queste esperienze influenzarono le teorie dell’educazione attiva non si sa. Si sa che le teorie dell’educazione attiva furono un riferimento importante dei Cemea “nel far vivere le cose invece di parlarne”, e si sa quanto i Cemea hanno contribuito alla crescita del movimento delle colonie estive di vacanza, ma pure alla crescita di una nuova cultura educativa, perché :
  hanno dato significato all’esperienza collettiva vissuta, nel rispetto di ogni singolo partecipante ;
  hanno mostrato come un’esperienza di questa natura non possa non essere educativa ;
  hanno affermato nella pratica il concetto secondo il quale ogni bambino è una persona “che conta”, che dentro di sé dispone delle potenzialità per trasformarsi, per riuscire, per valutare la sua esperienza, per sperimentare e conoscere ;
  hanno contribuito con la pratica a dimostrare che ci si deve fidare dei bambini perché sono competenti ;
  hanno contribuito ad affermare e praticare il rispetto incondizionato dell’altro indipendentemente dalla provenienza, dal ceto, dall’etnia, ecc.,
  hanno praticato nel fare la sospensione del giudizio e l’accettazione incondizionata dell’altro ;
  hanno favorito e praticato una visione della realtà senza né giudizi, né pregiudizi, accogliendo l’altro senza riserve per quello che è, aiutandolo a scoprirsi, a scoprire le proprie risorse, le proprie potenzialità, i propri limiti ;
  hanno contribuito a porre in risalto il valore del fare e dell’operare nell’ambiente naturale e sociale ;
  hanno contribuito ad arricchire in mille modi l’esperienza educativa della colonia, del nido dell’infanzia, del centro diurno estivo di vacanza, ecc. con attività e con metodi di gestione rispettosi dei bisogni fondamentali del bambino ;
  hanno contribuito ad arricchire di valori forti la cultura educativa ed il vivere civile.

Una fiamma qui da noi è stata accesa 40 anni fa, a tutti noi il compito di mantenerla viva.

Ivan Pau-Lessi, Arzo, 18 settembre 2010


1. P. A. Rey-Herme (Docteur de l’Université de Paris), Colonie de vacances : origine set premiers développement, Paris, 1954 ; P. A. Rey-Herme, La colonie de vacanze hier et aujourd’hui, Ed. C.A.P., Paris, 1955 ; Giannalfonso Roda, La colonia di vacanza in Italia, tesi di dottorato all’Università di studi di Torino, Facoltà di Magistero, Torino, 1967



Maj :16/07/2011
Auteur : administrateur